giovedì 13 marzo 2014

Tutto quello di cui non ho bisogno mi Fortifica









Mi domando se sia un paradosso o semplicemente un'amara verità: nel momento in cui un sistema crolla, chi subisce le conseguenze non è chi lo alimenta dall'alto, ma chi ne sta alla base. Ci si chiede, retoricamente, perché la crisi, sia essa economica o di mercato, ricada sempre e solo sulle spalle dei consumatori. Perché chi produce e distribuisce non dovrebbe mai affrontare la perdita?

Quando si decide, ad esempio, di aumentare l'IVA e quindi di tassare i beni di consumo, ci viene presentato come una necessità ineludibile. Ma non è forse un'ipocrita convenienza? Ci si aspetterebbe una risposta collettiva, una presa di posizione comune. Perché il produttore non dovrebbe abbassare il prezzo di listino? Perché il distributore o il grossista non dovrebbero ridurre la loro percentuale di ricarica sulla vendita? È un modello basato sull'ego, dove l'unico obiettivo è mantenere intatto il proprio profitto, scaricando il peso su chi ha già poco.

La stessa logica si applica al mondo dei carburanti, un vero e proprio caso di studio sulla superficialità della nostra società. Quando il prezzo del barile sale, a causa di una presunta scarsità, l'intero fardello ricade su chi guida, su chi lavora, su chi cerca di vivere una vita normale. Chi acquista il petrolio, lo raffina e lo distribuisce, non dovrebbe forse condividere i costi? O l'altruismo è un concetto da applicare solo in determinate occasioni e solo quando conviene a pochi?

La questione arriva fino alla nostra realtà quotidiana, nelle decisioni del Comune. Si tagliano servizi essenziali, si alzano le tariffe, si aumenta il costo del servizio pubblico. Tutto questo, mentre si mantengono strutture dispendiose, si paga il personale più del dovuto e si hanno organici sovradimensionati. Non è forse questa l'ennesima prova di un sistema che preferisce l'apparenza alla sostanza? Si preferisce l'esibizionismo di progetti superflui alla maturità di una gestione oculata e altruistica.

È arrivato il momento di chiedersi se vogliamo continuare a subire o se è il caso di pretendere un cambiamento.

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